Green T. è un ristorante cinese di alto livello al centro del centro di Roma.
Io ci sono stato. E non ci torno più.
Ho speso 50 Euro per mangiare mezzo antipasto, mezzo primo, un secondo, mezzo contorno e un dolce. E bevendo acqua.
Tutto buono, ma assolutamente, per i miei gusti, niente di eccezionale. Sono rimasto davvero costernato da come possa essere diventato così famoso.
E alla costernazione so reagire solo così, non tornandoci più.
vado spesso al green t.:mi sembra di stare a londra, a new york, o, meglio, a shanghai! 😆
ingredienti sceltissimi, no glutammato. profumi, consistenze, salute, poesia, gusto. una carta dei tè, una carta dei vini studiata in abbinamento a questa cucina straordinaria, che è la cucina “imperiale”.
che proprio a roma e non altrove ci sia il green t. è una benedizione 😛
mi spiace per chi vuole solo riempirsi la pancia e alzarsi barcollando carico di colesterolo e di junk food, pensando pure di avere risparmiato qualche euro. quanto costa oggi andare in pizzeria? 30 euro, tra olive ascolane surgelate, pizza (acqua e farina, se va bene), tiramisù e ‘na bira? 😥
al green t. si fa una esperienza diversa, un pochino più complessa…a un prezzo/qualità più che ragionevole
Ma io non volevo alzarmi barcollando carico di colesterolo e di junk food! 🙂
Ho solo detto che sono rimasto estremamente deluso (forse anche per le troppe aspettative?) e che secondo me è un ristorante molto sopravvalutato.
Mutatis mutandis, al Glass Hostaria (il fatto che non sia qui recensito non vuol dire che non ci sia stato 😉 ) non ho avuto neppure da lontano la stessa sensazione, e anche lì non è che si mangi junk food o si spendano due lire.
Della qualità non discuto, e mi sembra di non averlo fatto neppure nella recensione, ma io proprio non ho trovato entusiasmante il gusto della cucina.
Detto questo, il blog è bello per questo, perché così il prossimo visitatore che passa non vedrà solo il mio punto di vista! 🙂
allora allora….
Prima di prenotare avevo letto i vari commenti sul web e capendo di non trovare la solita “friggitoria” da 15 euro, la curiosità di provare era forte.
Questo quanto ho riscontrato:
– ottimo look, colorato, elegante.
– prezzi “adeguati” ad un ristorante zona Pantheon, dopo tutto se cercate un ristorante in zona i prezzi son mediamente questi, con unica nota stonata un caffè di fine pasto da 4.50 euro!
– servizio cortese e chef disponibilissimo a raccontare vita morte e miracoli di ogni pietanza.
– tempi di attesa brevi anche se di venerdì sera e con locale pieno.
– squisitezza in ogni cosa ingerita bevuta o semplicemente annusata.
un esperienza che ci siamo promessi di rifare perchè l’ultimo punto la dice lunga ma non abbastanza.
Anch’io in compagnia ho fatto l’esperienza “cinese chic”, risultato? Non ci tornerei manco morto, il posto sa di leccato sin dall’ingresso ma è scomodo come qualsiasi altro ristorante (abbiamo mangiato per così dire “in corner”le innumerevoli candele-d’atmosfere avevano molto più spazio di noi); la qualità del cibo sarà anche stata migliore ma il sapore generale che mi è rimasto impresso lo riassumerei con la parola “insipido”. In più non sopporto i posti ove i camerieri o i gestori si danno arie da laureati in astrofisica o alta aristocrazia, dunque modi affettati ma assolutamente non cordiali (soprattutto quando ti servono 40 minuti dopo l’ordinazione!). Per finire conto (ovviamente) salatissimo (noblesse oblige! :D)
e allora magnate la mmerda
un pensiero… ci sono ancora troppi pregiudizi sul “cinese” e sulla cina. molti di questi sono fondati (specialmente per i cosiddetti “ristoranti cinesi”, che sono speso una offesa alla cucina cinese), ma ho provato e riprovato green t. a pranzo – dove ci sono anche menu veloci da 9 a 17 euri – e a cena, e mi sembra che facciano un buon lavoro, anche di informazione. la qualità c’è, si vede e si sente in ogni piatto. talvolta c’è da attendere, ma è tutto espresso e diffido dei troppi miracoli in cucina. insomma, secondo me è uno dei migliori cinesi gourmet AL MONDO, con la differenza che c’è un’ottima carta di vini italiani, e qualcuno che fa da “mediatore gastronomico”, descrivendo gli ingredientila poesia e la storia che si nasconde dietro ogni portata.
zio verio, il caffè costa 2.50 euri, ma non è una miscela qualunque. E’ un cru arabica 100% brasiliano … e si sente!