“Ma che fa? Spionaggio industriale?” Dopo molti anni è la prima volta che vengo apostrofato con un tono tra i pungente e lo spazientito da un cameriere mentre fotografo il menu.
E’ successo a Palatium.
E’ mia abitudine fotografare i menu, perché mi aiuta nello scrivere le recensioni. Di solito non chiedo prima il permesso, perché non amo allestire la pappardella dello “scrivo recensioni e blablabla”.
Ma questa volta, da Palatium è successo. E ci sono rimasto male, ecco.
Penso che un ristorante che si proponga di diffondere la cultura gastronomica laziale, con tanto di marchi e marchietti di Regione e Assessorato all’Agricoltura sulle tovagliette, dovrebbe essere lieto che un cliente voglia spargere la voce, ma evidentemente non è così.
Questa è stata una delle quattro piccole Macchie della cena, per il resto ottima, che mio fratello ci ha offerto qualche sera fa.
Come dicevo, Palatium nasce qualche anno fa al centro del centro di Roma, in Via Frattina, con l’intento di promuovere la cucina e i prodotti tipici laziali, coniugando in un unico locale ristorante, wine bar e bottega.
Connubio direi riuscito.
Il locale si sviluppa su due piani, da una quarantina di posti a sedere ognuno.
L’arredamento è molto moderno ed essenziale, tutto incentrato sul tema della trasparenza, dagli scaffali portabicchieri in plexiglas alla grande vetrata con vista sulle cucine in corrispondenza della tromba della scalinata.
Il menu che viene presentato è spaventoso, nel senso che lì per lì, aprendolo, si rimane atterriti: ogni portata è descritta nel dettaglio con una decina di righe e con l’indicazione dei prodotti tipici utilizzati per prepararla. La scelta dei piatti è quindi difficile ma piacevole.
Le porzioni sono generose, e come ci è stato consigliato dalla nostra cameriera (il servizio, a parte la Macchia sopra descritta, è stato molto affabile e attento) ci siamo orientati a ordinare un antipasto, un piatto (primo o secondo) e un dolce. A posteriori confermo che non ce l’avremmo mai fatta a reggere la cena completa.
Come antipasti abbiamo provato lo sformatino di melanzane con provola affumicata di bufala su crema di basilico e salsa di pomodoro fredda, molto ben presentato, ma forse un po’ sbilanciato sull’affumicato, e i magistrali, direi perfetti, fiori di zucca fritti su crema di zucchine. Tornerò da Palatium fosse anche solo per riprovarli, sono in assoluto i più buoni che abbia mai mangiato.
Alternative all’antipasto, molto buone e molto abbondanti, sono la Gran selezione di salumi dell’enoteca (8 tipi di salumi tipici, dal Salame Cotto alla Susianella (superlativa!), dalla Salsiccia di Monte San Biagio alla Schiacciata Romana) e la corrispondente Gran selezione di formaggi dell’enoteca (da segnalare la Marzolina del Frusinate, formaggio di capra stagionato, e il Cacio Fiore).
I prezzi sono sui 10 Euro per gli antipasti “normali” e sui 15 Euro per le Gran Selezioni (che vanno bene tranquillamente per due persone).
Passando ai primi, abbiamo preso per curiosità i Ravioli di ricotta e menta con ristretto di castrato e pecorino amatriciano: Il ristretto di castrato era eccezionale, sembrava appena uscito da una cucina di Paese; un po’ meno il ripieno dei ravioli, con la ricotta un po’ liquida e la mentuccia un po’ insipida.
Molto buoni, poi, i secondi superclassici: l’abbacchio al tegame con bruschetta di pane di Genzano e i saltimbocca alla romana, con patate soffiate al prezzemolo e fagiolini. I saltimbocca, in particolare, non li mangiavo da una ventina di anni, e questo forse ha aggiunto un gusto tutto particolare al piatto.
Un po’ sottotono, forse troppo originale, il secondo che ha preso mio fratello: l’involtino di sciabola con mozzarella di bufala e zucchine saltate al timo fresco. Idea e intenzione un livello sopra l’esecuzione.
A fine serata, altra Macchia: i dolci. Una crostata di fichi e uva e un semifreddo alle nocciole dei Monti Cimini con crema inglese che abbiamo trovato pessimi nella loro totale assenza di sapore. Se li avessi mangiati a occhi chiusi non avrei saputo dire cosa avevo in bocca.
Tornerò sicuramente da Palatium, ma altrettanto sicuramente non riprenderò il dolce.
Alla fine il conto, in 5 persone con acqua e una bottiglia di Cesanese del Piglio Casale della Ioria 2007 è stato di circa 30 Euro a testa. Non economico ma giustificabile dalla tipicità dei prodotti. Considerando che abbiamo preso anche due Gran selezioni, probabilmente una cena media sarà su 20-25 Euro bevande escluse.
Come? Le altre due Macchie? E’ vero! Le avevo dimenticate: la prima è la terrificante rumorosità della sala superiore. Se andrete, fatevi mettere giù: c’è più passaggio di persone, ma l’alternativa è una sala con un’acustica tremenda, che amplifica le parole degli altri commensali e crea un rimbombo di sottofondo che impedisce di chiacchierare tranquillamente.
E poi l’ultima Macchia, della quale ho colpa per non aver protestato, è legata al vino: sulla Carta e sul conto l’annata indicata era 2006, la bottiglia che ci hanno portato è stata 2007.
Tutto qui. Con tutte le precauzioni del caso e lo slalom tra i piatti del caso, sono sicuro che farò altre cene più che sfiziose dalle parti di Palatium.
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