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Note sulla chiusura: chiuso anche Domenica sera
I marchigiani un tempo non erano ben visti dalla gente, poiché essi avevano il compito di riscuotere le tasse e quando bussavano alla porta… beh non era per una visita di piacere. Oggi fortunatamente si dedicano ad altre attività tra cui la cucina. In zona piazza Vittorio c’è la Trattoria Monti, piccolo locale a conduzione familiare, che offre, per l’appunto, cucina marchigiana (ma non solo). Ci sono 2 sale (anzi 3, se si conta quella con la cassa e il guardaroba), per un totale di circa 45 coperti. L’ambiente è curato, ospitale, i tavoli abbastanza vicini fra loro (non conviene andarci in comitiva). Si comincia con un antipasto marchigiano: olive ascolane (potevano mancare?), fiori di zucca e cremine fritte, ciauscolo a fette. Quindi i primi: mezze maniche con salsiccia e pecorino di fossa (wow!), fettuccine ai porcini o alla zucca, zucchina e fiori di zucca, crema di fave e cicoria, tagliatelle al sugo di anatra, l’immancabile tartufo. I secondi comprendono, tra le altre cose, abbacchio al forno con patate, vitella al latte, baccalà all’anconetana (al tegame, con sugo di pomodoro e patate), porcini alla griglia. Come dessert poi ci si può sbizzarrire: io ho provato il tortino di mele con crema di zabaione (con uovo al 90%, ottimo), ma ho avuto il piacere di assaggiare il semifreddo al torroncino e amaretti con cioccolato fuso, nonché il salame di cioccolato con arance candite.
Il pasto è stato accompagnato da un verdicchio della casa molto piacevole, la cantina comunque è ben fornita (c’è una carta dei vini a parte, per gli intenditori).
Il servizio è gentile e accurato, a dispetto della giovane età.
Prezzo: antipasto, primo, secondo, dessert, acqua, vino, vino da dessert: 35 euro; non poco ma sostanzialmente corretto, per la qualità del cibo e dell’ambiente nel suo complesso.
Consigliata la prenotazione, il locale è piccolo e molto (ben) frequentato.
io mi chiedo sempre se quando si parla di un ristorante , e quindi della qualità della sua cucina, si dia merito a chi veramente “ha le mani in pasta”, vi è mai capitato di vedere un ristorante, nello specifico questo, senza l’effettivo fulcro?ci siamo mai chiesti se la donna in cucina sia in effetti un’assistente,o un’assistita?conosco il posto da parecchio e mi permetto questo accorgimento per il semplice fatto che durante il periodo di assenza della signora in questione la qualità sia scesa a picco (un po’ come le quote alitalia in questi giorni, ahimè), per poi ritornare sulla cresta dell’onda culinaria!non fermiamoci alle apparenze,la verità è dietro alle cose,in questo caso dietro alla vetrata della cucina ! ci vediamo a pranzo!
ciao!
sono uno dei familiari della trattoria Monti.
grazie per le belle recensioni! grazie perchè quando si legge che le persone si trovano bene fa sempre molto piacere. A volte ci può riuscire meglio a volte un pò meno. Noi cerchiamo di mettercela sempre tutta.
Solo un appunto al signor Mario che ci dice che la cucina ha avuto un momento di scesa per il fatto che sia mancata la mano della “signora”: La signora non è mai mancata!!! e per fortuna. visto che è la mia mamma!!!!
a presto e grazie
buono il servizio (anche se a volte si potrebbe fare di meglio) e OTTIMA la cucina, ancora una volta la signora si conferma vincitrice di miliardi di complimenti. Anche se la proprietaria stasera non c’era,completamente DA SOLA, la nostra WONDER WOMAN dei fornelli è riuscita a far ballare le nostre papille gustative
Ancora complimentissimi.
(giudicherò in un’altra occasione le loro… “olive ascolane”-chiamiamole così…)
Una serata dedicata a Piazza Vittorio. Complice la serata Champions che ha incoronato l’Inter di Mourinho regina d’Europa, dedichiamo la serata di sabato 22 maggio, io e Sandra, al crogiuolo multietnico dell’Esquilino: film “Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio” alle 18,30 e cenetta alla Trattoria Monti prenotata alle 21,15. Ma è stata la trattoria marchigiana a risollevare la serata dopo il pessimo, veramente pessimo film della regista Isotta Todini (ma chi è..?). Piccola attesa extra perchè i tavoli erano tutti occupati (abbiamo anche capito il perché: la trattoria possiede numerosa clientela anglosassone -ma anche francese- che mangia presto e libera il tavolo intorno alle 21…) e poi, sventato il tentativo di rifilarci il tavolo peggiore del locale accanto all’ingresso, ci sediamo a circa a metà della prima zona in un tavolo buono anche per quattro. Ambiente minimal elegante, accogliente e comodo, due camerieri under 30 e uno under 45 a servire, con la sensazione, visto come si muovono e la somiglianza, che i due maschietti siano i titolari. Molto professionale e affettuoso il nostro Daniele, se non ricordo male (è quello più giovane). Partiamo con l’ordinare il vino, il ‘famoso’ Verdicchio della casa sponsorizzato da Secondo Me che in realtà è un ottimo sfuso di un’azienda marchigiana di cui non ricordo il nome (12 euro). In ogni caso buona la carta dei vini e le indicazioni dell’ottimo Daniele (è sommelier?). Decidiamo poi di ordinare due antipasti e due secondi piatti: Tortino di cipolle rosse in salsa di gorgonzola per Sandra e olive ascolane, fiori di zucca e crema fritti con due fettine di ciauscolo per me. Spettacolare il primo che oscura il pur buono collega (al quale, secondo noi, mancava però un po’ di grinta pur riconoscendo l’ottima qualità della frittura): 8+8 16 euro totali. Poi i secondi: Baccalà al sugo con cipolla, pinoli e uvetta per me e Calamaro ripieno per Sandra. Stavolta vado meglio io, con un delicatissimo ma allo stesso tempo saporitissimo baccalà mentre l’ottimo calamaro si perde nella esagerata compattezza del ripieno: 33 euro il totale per i due secondi (credo 15 il calamaro e 18 il baccalà, sorry ma ho perso il foglio con il conto…). Il fresco Verdicchio svolge il suo compito alla grande e la serata già a questo punto è pienamente recuperata dopo il pessimo film. Mi aspettavo forse qualcosa di più dal cestello del pane nonostante la pizzettina rossa: comunque sopra la media ma non da ‘anvedi che bbono sto pane..’ come accaduto da altre parti. Immancabile il dolce, questa volta per entrambi: per me il Tortino di mele in salsa di zabaione (già segnalato da Secondo Me), per Sandra Gelatina di pere in salsa di ..(?) accompagnati da Passito di Pantelleria (io) e Moscato di (?) per Sandra: strepitoso il mio tortino e ottimo il Passito di Pantelleria (consigliato da Daniele) mentre la gelatina di Sandra era molto buona ma risultava un pò troppo asciutta (avrei abbondato con il condimento): il moscato era superiore al piatto che accompagnava. 16 euri per i due dolci. Terminiamo con l’ottimo caffè preso da Sandra (offerto dalla casa). Conto finale di 87 euro in due (ci possono stare). Il posto è sopra la media e offre nel complesso un ottimo prodotto la cui qualità del cibo, a mio avviso, è il punto di partenza.
Uno dei migliori ristoranti di Roma dove la genuinità è la prima regola in tutto.
Ottimo manù che varia anche durante la settima, pochissimi coperti che rendono garanzia di freschezza e attenzione alle materie trattate ed al servizio offerto e che ti rendono così felice di essere finalmente riuscito ad impossessarti per un paio d’ore di un tavolo in questo piccolo angolo marchigiano nel cuore del quartire esquilino a Roma.
I miei più sinceri complimenti alla famiglia compresi i bravissimi figli che da anni garantiscono a Roma una così bella eccezione nel campo della ristorazione.
Fantstico!