Stamattina, sfidando il freddo porco che sta facendo a Roma in questi giorni, sono andato in edicola e ho comprato il primo numero di Wired Italia.
Le prime impressioni, necessariamente superficiali dopo averlo sfogliato e leggiucchiato (per leggerlo per bene ci vorranno giorni) sono in chiaroscuro, e sono in ordine sparso:
- Sembra un incrocio tra il Venerdì e Vanity Fair in salsa hi-tech. Si potrebbe chiamarlo “Technology Fair” (e comunque, a me Vanity Fair piace)
- C’è troppa pubblicità
- E’ grosso, ha 240 pagine contro le 108 del numero di febbraio di Wired Statunitense
- C’è troppa, troppa pubblicità
- Ha già trovato posto in bagno, il che è un segno molto positivo
- C’è troppa, troppa, troppa pubblicità
- Le pagine sono di ottima qualità, spesse e corpose
- Anche il Venerdì ha tanta pubblicità, però non costa 4 Euro
- La scelta di Rita Levi Montalcini in copertina mi ha fatto cadere un po’ le palle a terra
- Gli articoli si fanno leggere con piacere. Come ha detto Wolly, nulla che in un modo o nell’altro non si possa trovare in rete, ma al bagno non vado col pc
- Il paginone centrale con la torre di Dubai fa molto Focus
- Penso che alla fine mi farò l’abbonamento di due anni, ma solo perché nei prossimi due anni probabilmente ne comprerò più di 5 numeri
mi trovi pienamente d’accordo su pubblicità