Ti svegli alle quattro e un quarto, un’ora ingrata alla quale non ti rendi neppure conto di essere andato a dormire e ti sembra che nulla potrà convincerti a mettere i piedi per terra.
Ma nonostante tutto ce la fai, ti butti giù, ti lavi, esci (ammazza che freddo, i 1300 metri di sentono), sali sul pullman e vieni portato, con gli occhi ancora incollati, a 5-600 metri dal museo a cielo aperto di Goreme.
È ancora buio, e qui fa davvero molto freddo
a darti un po’ di calore del tè bollente e una merendina di quelle che rifiuteresti sdegnato in qualsiasi altro momento
Tutto intorno, intanto, fervono i preparativi: le mongolfiere, il motivo per cui hai fatto tutto questo, vengono srotolate per terra
La prima parte viene gonfiata con ventilatori che sparano aria calda
Poi, quando sono abbastanza gonfie, si raddrizza il cesto e si accende il fuoco.
Le altre mongolfiere partono, nella tua uno dei cavi interni è fissato male e occorre ricominciare quasi da capo
E poi, finalmente, sali, con tanti altri, sulla cesta
E decolli.
Lo avevi immaginato in tanti modi questo momento, ma la verità è che il decollo in mongolfiera non ha nulla a che vedere con la ‘violenza’ del viaggio aereo: si viene dolcemente cullati verso l’alto e si viene trasportati dalle correnti. In lontananza tanti altri che come te si sono alzati in volo per vedere il sole sorgere sulla valle
E giù, il sole che conquista sempre più spazio, in un silenzio quasi irreale, interrotto solo a tratti dalla fiamma che ti tiene in quota
Sotto di te, i massi di tufo tipici di Goreme
i paesi
E i canyon
Qui in alto non fa più freddo, complice anche il sole che è ormai ben sorto
È il momento di tornare a terra, con la tua ombra che si avvicina sempre più
Sono le sette e un quarto, sono passate tre ore, hai scoperto nuove sensazioni, nuovi suoni, nuovi colori, ma ora devi tornare in albergo, ti aspetta un’intera giornata di musei, monumenti e caravanserragli in giro per la Cappadocia.
– Scritto su iPhone con BlogPress